Regia di Lone Scherfig
Recensione di Silvana Ferrari
Le ambizioni di emancipazione sociale di una famiglia della piccola borghesia inglese all’inizio degli anni sessanta, per una figlia graziosa e intelligente, sono tendenzialmente indirizzate verso la sua ammissione ad una prestigiosa università – Oxford o Cambridge – che, insieme ad un qualificato curriculum di studi, le garantisca un certo numero di incontri e di conoscenze facilmente traducibili in qualche interessante proposta matrimoniale. Questo anche se la giovane è sinceramente appassionata allo studio e nutre un serio desiderio di conoscenza.
Jenny, la protagonista del film, è una sedicenne graziosa e intelligente con una famiglia tale a quella sopra descritta; abita nei sobborghi di Londra e frequenta una scuola per ragazze bene, con un piano di studi meticolosamente programmato dal padre, in cui segue con scrupolo i corsi che servono a dar lustro alla sua educazione e quelli utili per farsi notare, come ad esempio suonare nell’orchestra della scuola, mentre gli hobby che più l’appassionano, come dedicarsi allo studio dell’amatissimo violoncello o ascoltare i dischi in francese di Juliette Greco, a parere del padre non dovrebbero avere seguito.
A Jenny il mondo del suo quotidiano appare piccolo e noioso, fatto com’è delle solite cose: amiche, scuola e doveri. Facile desiderare di trasgredire a tutti quei compiti che rendono così ordinaria e poco allettante la vita.
Quando incontra David, un uomo dagli abiti eleganti e una lussuosa automobile, che frequenta locali e ristoranti costosi, che ha familiarità con gli ambienti brillanti a cui lei aspira, ne resta completamente presa e affascinata – e con lei i suoi rigidi e opportunisti genitori, Jack e Marjorie –, e pensa di aver trovato nel contempo lo stratagemma, la chiave per uscire dall’angustia e dalle ristrettezze del suo mondo ed entrare in uno più luccicante, più agevole, più fluido e leggero. Un mondo da cui è irresistibilmente attratta che non le chiede inoltre di pagare grossi pegni essendoci la garanzia dell’amore dell’uomo. In più è l’espediente che la fa sentire libera dalla visione paterna di chance sociale: Oxford oppure a Oxford sposare un uomo ricco.
L’unica fra gli adulti a metterla in guardia, ad ammonirla e a sconsigliarla sulle sue scelte e sul suo comportamento, a tentare di aprirle gli occhi è Miss Stubbs, la sua insegnante di letteratura inglese che sempre l’ha spinta e sostenuta nella prosecuzione degli studi e che, sulla sua intelligenza e passione per il sapere, ha sempre fatto affidamento.
Alla fine, quando tutto si rivela un bluff, una truffa e una menzogna, Jenny scopre consapevolmente che per la vita che vuole lei – che è la vita che vuole la stragrande maggioranza di noi tutte/i – non ci sono scorciatoie: la si deve percorrere tutta comprese le durezze, le noie e le difficoltà. Per fortuna a diciassette anni si ha ancora il tempo per far rimarginare le ferite e riprendere la strada maestra dopo aver percorso un sentiero che non portava a nulla.
Il film An Education, girato dalla regista danese Lone Scherfig, autrice di Italiano per principianti, e sceneggiato dallo scrittore inglese Nick Hornby, è basato su un saggio autobiografico della giornalista inglese Lynn Barber, apparso sulla rivista ‘Granta’, nel quale è raccontato questo episodio della sua vita, la storia con un uomo più anziano di lei.
Il film è la storia di un passaggio esperienziale, di una formazione alla vita, di una presa di consapevolezza. Racconta anche come certe scelte, prese in particolari momenti della propria giovinezza, d’istinto, impulsivamente, potrebbero risultare decisive e significativamente rovinose per il futuro se, a fianco dell’adolescente, venisse a mancare la figura di un’adulta/o autorevole, come è Miss Stubbs per Jenny.
Il film è ricco di riferimenti sociali: disegna un quadro della piccola borghesia delle periferie londinesi degli anni sessanta desiderosa di affrancarsi; il buon matrimonio ancora visto come possibile acquisizione di un nuovo status per le giovani donne, ma anche i duri studi universitari in grado di offrire orizzonti di libertà e di emancipazione.