Samira Makhmalbaff
Francia 2002. Durata 11’ 11’’
Recensione di Silvana Ferrari
Settembre 2001, al confine tra l’Afghanistan e l’Iran, in un paesaggio desolato e povero, gruppi di bambini aiutano ad impastare i mattoni per costruire un improbabile rifugio antiaereo. La maestra li richiama in classe e chiede loro se sono a conoscenza della grande tragedia che nelle ultime ore ha sconvolto il mondo.
I bambini pensano agli uomini caduti nel pozzo il giorno prima, uno di questi è morto e l’altro è ferito; una bambina racconta della zia semisotterrata e lapidata in Aghanistan. Nella loro esperienza non hanno idea di cosa ci possa essere di più grave.
Non sanno neppure cosa sia un grattacielo e la maestra deve mostrare la ciminiera della fornace per riuscire a portare un esempio di una costruzione simile. Non riescono neppure ad immaginare che Dio possa aver voluto uccidere quelle persone.
Il senso di tragedia che la maestra vuole comunicare, chiedendo loro di rispettare un minuto di silenzio, non riesce a filtrare attraverso la storia delle loro vite quotidiane. Fra quello che è accaduto a New York e la realtà di quel villaggio di poveri rifugiati afghani, ci sono distanze materiali e mentali insuperabili.
La regista in un’intervista afferma che ‘forse anche l’occidente dovrebbe stare un minuto di silenzio per la loro tragedia quotidiana, per tutta quella gente che vive nel disastro l’intera esistenza’.
Il corto è il primo episodio del film 11 settembre in cui 11 registi hanno dato con la loro opera un’interpretazione di quella data e si sono confrontati sul significato che essa è venuta ad assumere anche nell’immaginario collettivo.
La regista Samira Makhmalbaff, nata a Teheran nel 1980, si è imposte ancora giovanissima al Festival di Cannes nel 2000 con il film Lavagne vincitotre del Premio Speciale della Giuria.